Il Cantar versi nel XV e XVI secolo
Seminario per studenti di livello medio/avanzato
Domenica 16 febbraio 2025, ore 10:30
Accademia Vivarium novum
Villa Falconieri, viale F. Borromini 5 - Frascati
A cura di Patrizia Bovi
I canterini, poeti orali, eredi dei giullari medievali, si guadagnavano da vivere cantando sulle piazze e nelle corti, versi di vario genere, di solito accompagnandosi con uno strumento a corde e, spesso, componendo versi ex tempore.
I loro prodotti più noti erano senz'altro i Cantari in ottava rima, molto spesso tramati su orditi cavallereschi, ma anche su soggetti fiabeschi, novellistici o su fatti di storia e di cronaca contemporanea. Questi testi venivano rivestiti con melodie improvvisate o composte, chiamati Aeri. Gli aeri facevano parte di un bagaglio di formule melodiche sulle quali i canterini, ma anche importanti umanisti, eseguivano forme poetiche improvvisate o poemi epici come l'Orlando innamorato di Boiardo, l'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, o ancor prima i cantari di Boccaccio o di Antonio Pucci.
In molte cronache del XIV e XV secolo troviamo descrizioni di un numero di esecutori che cantavano all'improvviso, questa tradizione molto amata dagli umanisti era da loro praticata ma anche da cortigiani, cantori al liuto e cantastorie, sia nei contesti nobiliari sia nelle piazze.
Di questo vasto repertorio sono rimasti principalmente i componimenti poetici sotto forma di Cantari, sonetti, odi, raccolte di strambotti, ma poche testimonianze musicali, questo perché le melodie erano o composte alla mente o facevano parte di una tradizione memorizzata che attingeva a formule che erano parte di un repertorio condiviso praticato nei vari contesti culturali. Le melodie, facili da memorizzare, potevano essere utilizzate per eseguire le diverse forme poetiche, la semplicità di quelle impostazioni poteva facilitare l'ornamentazione improvvisata durante l'esecuzione, restituendo ad ogni interprete quell'identità che rendeva ogni cantore unico.
Nella mia ricerca ho raccolto un catalogo di aeri per cantar versi (odi, terzine, capitoli, ottave) dal XV alla fine XVI secolo. Di alcune di queste arie che circolavano, molte in forma non scritta, riceviamo testimonianza nelle edizioni a stampa di Petrucci ma anche in molte intavolature per liuto e per strumenti a tastiera a partire dalla metà del cinquecento.
Le forme poetiche che storicamente si sono servite di aeri sono: il sonetto, l'oda, il capitolo ternario o terza rima, l'ottava, l'epistola, i versi latini e gli strambotti.
Per ogni forma poetica si applicheranno queste formule musicali, che permetteranno di rivestire i testi che ne sono sprovvisti.
Il corso andrà anche ad analizzare e confrontare aspetti della tradizione orale ancora viva (considerando che la prassi del cantare la poesia non si è mai interrotta) con aspetti della tradizione antica (precedente al XVI secolo), al fine di accertare cosa è/era comune a entrambi in termini di struttura poetica e modalità di esecuzione (ritmo, accompagnamento, esecuzione, ornamenti ecc.).
Si canteranno le forme poetiche memorizzando le arie e leggendo i testi così da rispettarne la struttura rimica e l'accentuazione.
Modalità di partecipazione
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria scrivendo a concerti@vivariumnovum.net (entro e non oltre le ore 16 di venerdì 14 febbraio).